Acquapendente - Guida Turistica

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.: DA VEDERE
 La Cripta della Basilica del S. Sepolcro
 La cripta del S. Sepolcro costituisce, per il gioco di colonne ed archi e per la sua antica origine (seconda metà del X secolo), uno degli esempi più caratteristici ed importanti di cripte romaniche in Italia. Occupa lo spazio sottostante il transetto e l’abside della omonima cattedrale; le 24 colonne che la costituiscono suddividono la pianta in nove piccole navate, coperte da volte a crociera costolonate, che formano una caratteristica “T”. La peculiare forma dei capitelli e le proporzioni delle colonne rispetto alla volta suggeriscono l’ipotesi che la costruzione si sia protratta nel tempo, fino alla fine del secolo XI, visto il contrasto esistente tra la barbara complessità dei capitelli delle colonne in pietra dura e le strutture delle volte a crociera in tufo. Le decorazioni dei capitelli sono dominate da figure zoomorfe che si alternano con grandi varietà di soggetti e forme tra le quali uccelli, composizioni vegetali, teste di ariete. Al lato della scalinata di accesso di sinistra sono visibili resti di affreschi del XIII-XV secolo: una Natività e le figure di Santa Caterina d’Alessandria e S. Michele Arcangelo; al centro della cripta, una doppia scalinata, scavata nella pietra, permette di raggiungere il sacello a forma di piramide rettangolare, riproducente il S. Sepolcro di Gerusalemme, con la presenza nel tabernacolo interno, di pietre incastonate che, secondo la tradizione, sarebbero state bagnate dal sangue di Cristo durante la Passione, come attesta una iscrizione latina posta nel muro davanti all’apertura del sacello.
 La chiesa di S. Giovanni, consacrata nel 1149, si trova a destra di quello che fu il palazazzo fatto costruire da Ascanio Sforza nel 1535 ,che diviene proprietà dei frati Minori Osservanti nel 1617 che ne fecero il loro convento La chiesetta, come anche il resto del complesso in cui è inglobata, ha subito, nel tempo, numerose manomissioni specie nel periodo ottocentesco.  Convento we chiesa sono ora di proprietà del Comune di Acquapendente e ospitano la casa di riposo per anziani dedicata a San Giuseppe.
 Chiesa di San Francesco
 Consacrata nel 1149 dal Vescovo di Orvieto Aldobrandino, la chiesa di San Francesco venne affidata ai minori conventuali nel 1253.  In origine a forme gotiche, fu poi rimaneggiata nel 1747 secondo canoni barocchi. A fianco della facciata si trova il campanile del 1506, eretto su progetto di Raffaele da Prato con bifore ai primi due piani e monofore all'ultimo, completato soltanto nel 1934. All’interno, nel secondo altare di destra, si conserva un crocefisso in legno del XIII secolo attribuito a Lorenzo Maitani mentre nel secondo altare di sinistra si trova una statua dorata dell’Assunta, opera del fiammingo Carlos Duames della fine del '600. Lungo il perimetro della chiesa sono dislocate quattordici statue lignee di ottima fattura, intagliate nel 1751 da Giovanni Bulgarini da Piancastagnaio, le quali rappresentano a grandezza naturale i dodici apostoli e i santi Giuseppe e Giovanni Battista. Meritano particolare attenzione gli affreschi del coro. Nella parete finestrata si osserva La gloria del Paradiso con L’incoronazione dell’Assunta, sulla destra la canonizzazione di S. Antonio da Padova e a sinistra i funerali del santo. Nella volta divisa in quattro settori, vi sono le allegorie di dodici virtù. Il ciclo è firmato “F.I.L.A. 1645”cioè “Frater Julius Leonardus Aquipendi”, tuttavia è da attribuire a Francesco Nasini, che firma altre opere all’interno della chiesa. Sono inoltre presenti, in luogo custodito, altre notevoli opere d’arte come un S. Bernardino di Sano di Pietro e una Madonna di anonimo fiorentino, entrambe risalenti al XV secolo. Dal chiostro si accede alle sacrestie recentemente restaurate che saranno sede di una pinacoteca.
 Monastero di Santa Chiara
 Ai margini nord-ovest del centro urbano di Acquapendente, sul colle un tempo denominato “Poggio del Massaro”, è ubicato il monastero di clausura di S. Chiara. Su questo colle era eretta, probabilmente, un'antica fortezza a difesa della città. Per tale motivo la località veniva denominata anche “La Cittadella”. Nel 1333, l’autorità pontificia concesse a fra Tommaso d’Acquapendente, padre provinciale dei Minori Conventuali, la facoltà di costruire sul predetto colle il monastero, usufruendo della fortezza esistente. Il monastero venne costruito a spese di fra Tommaso, con il contributo volontario dei cittadini di Acquapendente e fu destinato a sede della comunità religiosa delle clarisse. Sul finire del '700 (inizi '800) le truppe napoleoniche in transito ad Acquapendente allontanarono le monache dal monastero per adibire lo stesso a caserma e solamente nel 1815 le clarisse poterono reinsediarvisi. Nel 1870 i beni immobili del monastero, come quelli degli altri enti religiosi, subirono la confisca da parte dello Stato Italiano, ma all’inizio del '900 cinque monache superstiti della comunità delle clarisse acquistarono in proprio dal Comune di Acquapendente il complesso del monastero, al quale poi, con decreto del Presidente della Repubblica del 18 giugno 1952, venne riconosciuta la “personalità giuridica”.
 Chiesa di Sant'Agostino La chiesa, e l’annesso convento furono fondati nel 1290, ma a causa di un incendio scoppiato l’8 Novembre del 1746.  che distrusse la chiesa, fu anche la prima a risentire delle trasformazioni barocche che si operarono in  Acquapendente a partire dalla seconda metà del '700  Le antiche forme medievali si possono ancora leggere sul lato prospiciente via Roma, dove dei muri di tamponatura chiudono le antiche aperture della chiesa con archi a sesto acuto. Il chiostro dell’annesso convento.ha mantenuto i suoi caratteri cinquecenteschi fino all’ultimo secolo quando, con l’incameramento da parte dello stato italiano dei beni ecclesiastici, è diventato dapprima sede di un comando militare, in seguito, nei primi anni del '900, sede della scuola elementare.
 Torre Julia De' Jacopo
 La Torre Julia de' Jacopo, già P.ta S. Sepolcro, fu così chiamata in onore della fanciulla aquesiana, che il 18 gennaio1550, con la sua prontezza, riuscì a bloccare l'ingresso ai soldati nemici. Oggi, la Torre, che sembra ancora posta a guardia del paese, ospita al piano terra il centro visite della Riserva Naturale Monte Rufeno, un punto informativo e un punto vendita di prodotti tipici e dell'artigianato locale. Al piano superiore della Torre Julia de’ Jacopo, si trovano dei locali in cui sono stati raccolti ed esposti reperti di ceramica medievale frutto degli scavi condotti nel centro storico di Acquapendente dalla sede locale dell'Archeoclub d'Italia. Gli scavi effettuati nel centro storico, hanno portato alla luce reperti che testimoniano quella che fu l’antica tradizione ceramica aquesiana, sin dal XIII secolo. Il museo ospita gli importanti, e tipologicamente vari, reperti di maiolica arcaica, dipinti in ramina e manganese con stemmi araldici, figure umane e antropomorfe, motivi vegetali e geometrici, che sono stati rinvenuti negli scavi dell’ex convento di S. Agostino in Acquapendente. L’esposizione dei numerosi reperti è preceduta da una sezione che illustra la storia e le tecniche ceramiche aquesiane.
 Palazzo Vescovile
 Con la distruzione della città di Castro e l'erezione della nuova diocesi di Acquapendente la città divenne sede vescovile e la bolla del 13 Novembre 1649 di Innocenzo X ne ufficializzò la costituzione.  La comunità, con il concorso delle confraternite, acquistò e offrì al vescovo il palazzo della famiglia Oliva. La forma attuale è dovuta ai restauri effettuati alla fine del '600 e agli ampliamenti operati dal nella metà del '700. Nel portale principale di ingresso si può leggere la scritta ".ALFONSUS. ARCHIEPS. AMALF. S. D. N. PP. SACR. 1544" che ricorda appunto il primo proprietario del palazzo, Un recente restauro della struttura ha consentito di destinarne una parte a Museo Civico Diocesano. Al primo piano del palazzo si trova, oltre all'appartamento vescovile, l’archivio  della curia, la biblioteca dell'ex seminario e diverse opere d'arte appartenenti a varie chiese. A piano terra si possono visitare le vecchie carceri sulle cui pareti sono ancora legibili, graffite sul muro, le testimonianze lasciate dai condannati. In altri locali del piano terra sono state ricavate delle sale per conferenze.
 Palazzo Piccioni
 Dopo il disboscamento della valle del Rivo, intorno al XII secolo, nasce nel cuore della città quella che oggi è piazza Girolamo Fabrizio, già piazza Vittorio Emanuele. E' qui che numerose famiglie vollero edificare i loro signorili palazzi, veri e propri monumenti per Acquapendente, soprattutto per i caratteristici e solenni portali. Davanti alla chiesa di S. Stefano (numero civico 8) è situato palazzo Benci-Caterini, con portale ad arco sotto una trabeazione di tipo dorico. Il concio di chiave, anziché essere decorato dal tradizionale stemma, riporta un mascherone grottesco. Il palazzo con facciata a sette fori e due piani, aveva in origine sul secondo una loggia aperta con tre archi a tutto sesto ancora visibili. Ora il palazzo è stato rialzato di un piano nella parte centrale e chiuso intorno da altri edifici.
 Basilica Cattedrale del Santo Sepolcro
 La fondazione della basilica è da far risalire, secondo la tradizione, a Matilde di Westfalia (895-968), madre di Ottone I il Grande, la quale, in viaggio dalla Germania verso Roma, fece sosta ad Acquapendente e qui, spinta dagli eventi e da un sogno premonitore, ordinò di far costruire la chiesa. Originariamente a forme romaniche la basilica del S. Sepolcro ha subito, nel tempo, diverse trasformazioni fino al secolo XVIII quando, in conformità con i canoni del barocco settecentesco, venne interamente ricostruita la facciata e sostanzialmente modificata la navata centrale. Il suo interno si sviluppa su tre livelli: il superiore del transetto con l’altare centrale e le cappelle di S. Ermete e del Sacramento; il mediano con le tre navate; l'inferiore con la cripta romanica del XI secolo. La struttura originale della chiesa ritornò alla luce durante i lavori di restauro che si resero necessari dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale rivelando che anticamente le navate erano divise da due file di pilastri che differivano nella forma e nel numero (quattro a sinistra tre a destra). Di questi pilastri rimangono sulla sinistra, a terra, le quattro basi di diversa fattura “a croce lobata”, “circolare” ed “esagonale” e sulla destra il primo dei pilastri di forma ottagonale a mattoni.